giovedì 1 gennaio 2015

MARIO GUZZETTI - PRIGIONIERO DI GUERRA ALLE ISOLE HAWAII - SW4368 - MARIO GUZZETTI POW AT HAWAII ISLANDS



Hawaii -  Mario Guzzetti - Contrassegno rotondo con la dicitura Prigioniero di Guerra, 4W - il numero del campo e 4368- numero progressivo di identificazione. - Round badge with inscription Prisoner War - 5W- camp number and 4368 - identification number  

Durante la seconda guerra mondiale, oltre 50.000 soldati catturati dalle forze alleate  furono trasportati negli Stati Uniti come prigionieri di guerra, e sparpagliati in decine di campi costruiti in fretta e furia in tutto il Paese.  I prigionieri fascisti o non cooperanti, o semplicemente fedeli al giuramento prestato furono raggruppati soprattutto a  Camp Hereford, Texas e Camp Monticello, Arkansas.  Un contingente di quasi 5.000 soldati fu invece trasferito in mezzo all’Oceano Pacifico alle isole Hawaii, allora non ancora ufficialmente parte degli Stati Uniti, e suddiviso in 6 campi indipendenti sull’isola di Ohau.

Proprio a Ohau trascorse l’ultimo periodo della sua prigionia Mario Guzzetti, che abitava in Via Vaschi 5, indi Via Forno 5,  cortile dei Mari. Purtroppo ho  avuto notizie della sua storia solo in tempi recenti e pesno che  vicissitudini meritino una degna collocazione, nonostante le poche tracce rimaste.

 Figlio di Enrico e Maria Bernacchi era nato ad  Arnate il 25 maggio 1910 ;  alla visita di leva nel 1931 era stato riformato e assegnato definitivamente ai servizi sedentari a causa  di ernia inguinale congenita.  L’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 aveva cambiato lo scenario  : richiamato in servizio,  dal 17 marzo 1941 al 18 settembre 1941 fu in forza alla 23° Batteria Contraerea di Milano, quindi trasferito in Sicilia e da lì aviotrasportato a Tripoli il 24 ottobre 1941. Fu catturato dalle truppe inglesi l’11 maggio 1943 mentre era in forza al 50° Raggruppamento Milizia Contraerea  in seguito alla resa delle truppe italiane e internato in un campo inglese a Sukaras, Tunisia prima, e poi a Casablanca in Marocco, sotto il controllo americano. Il 14 luglio 1943 fu imbarcato per gli Stati Uniti con prima destinazione il campo di Atterbury in Indiana. Il 9 marzo 1944 altro trasferimento a Camp Monticello, Arkansas ( Niente a che vedere con Monticello, Virginia la residenza di Thomas Jefferson),prima di attraversare tutti gli Stati Uniti e raggiungere via nave  le remote isole Hawai. Internato a Camp Pacific, a Mario Guzzetti  fu  assegnato il distintivo rotondo  con la dicitura Prisoner War, matricola SW4368.

Non ho alcuna testimonianza riguardo al suo periodo sotto le armi che si può comunque collegare a quello di altri commilitoni che hanno descritto le vicende simili. Gli italiani non riuscirono a contrastare la macchina da guerra alleata in Africa Settentrionale che anticipò lo sbarco in Italia.

I prigionieri italiani che collaborarono con gli americani furono trattati abbastanza bene, almeno rispetto a quelli internati in altri Paesi come India, Sudafrica e poi anche Germania.

I non collaborazionisti  subirono un trattamento  diverso, spesso discutibile.

In ambedue i casi esiste una grande documentazione che merita senz’altro una maggior diffusione al di là di quanto narrato e enfatizzato soprattutto dai prigionieri di Hereford, Texas  tra cui gli scrittori Tumiati e Berto e il pittore Burri.

L’esperienza di Mario Guzzetti non ebbe risonanza ma la visse la pari degli altri.

La fine  delle sue peripezie cominciò con il viaggio di ritorno a bordo della nave Meteor che salpò il 27 gennaio 1946 da Honolulu (la guerra in Italia era ufficialmente finita dal 25 aprile 1945) diretta a Panama dove arrivò il 9 febbraio 1946. L’attraversamento del canale durò fino alle ore 1000 del 12 febbraio 1946 quando la Meteor  con i suoi 1.200 ex-prigionieri  salpò per Gibilterra  e attraversò lo stretto il 27 febbraio 1946. Il porto di Napoli accolse  le truppe italiane il 2 marzo 1946. Fu concessa una licenza di 60 giorni al centro alloggio di Afragola.

Tornato ad Arnate, mentre io nascevo qualche mese dopo,  Mario Guzzetti riprese la sua vita svolgendo mansioni di meccanico e di guardia notturna alla manifattura tessile Maino di Gallarate.

I pochi indizi che hanno aiutato la ricostruzione sommaria di alcuni anni della sua vita si aggiungono a quanto narrato da altri. Tuttavia la mancanza di informazioni sprona spesso a ricercare nelle maglie della storia e verificare quanto emerge da pochi frammenti, poche pagine di diario, poche fotografie. Mario Guzzetti  non ha lasciato memoriali, forse ha parlato con la famiglia o forse con gli amici. Mi spiace non avere avuto l’opportunità di chiedere, ma chissà, a volte le persone hanno una loro vita, tutta per sé riservata.  Certo, qualche volta, la sera avrà ricordato il mare oceano nell’immensità di un viaggio non cercato ma portatore di esperienze e sensazioni. Niente canti di benvenuto Aloha Oe o corone di fiori luau ma come si sa la traversia di oggi è sempre l’avventura domani.

Mario Guzzetti - Parte di un breve memo con l'itinerario del viaggio di ritorno dalle isole Hawaii - Excerpt from a memo with the itinerary of his return trip from Hawaii.
 
 
Camp Atterbury, Indiana : Prigionieri italiani in adunata di fronte alla cappella da loro costruita. Italian  Italian POWs gathered in front of the chapel they built.