Durante la seconda guerra mondiale, oltre 50.000 soldati
catturati dalle forze alleate furono
trasportati negli Stati Uniti come prigionieri di guerra, e sparpagliati in
decine di campi costruiti in fretta e furia in tutto il Paese. I prigionieri fascisti o non cooperanti, o
semplicemente fedeli al giuramento prestato furono raggruppati soprattutto
a Camp Hereford, Texas e Camp
Monticello, Arkansas. Un contingente di
quasi 5.000 soldati fu invece trasferito in mezzo all’Oceano Pacifico alle
isole Hawaii, allora non ancora ufficialmente parte degli Stati Uniti, e
suddiviso in 6 campi indipendenti sull’isola di Ohau.
Proprio a Ohau trascorse l’ultimo periodo della sua prigionia
Mario Guzzetti, che abitava in Via Vaschi 5, indi Via Forno 5, cortile dei Mari. Purtroppo ho avuto notizie della sua storia solo in tempi
recenti e pesno che vicissitudini meritino
una degna collocazione, nonostante le poche tracce rimaste.
Figlio di Enrico e
Maria Bernacchi era nato ad Arnate il 25
maggio 1910 ; alla visita di leva nel
1931 era stato riformato e assegnato definitivamente ai servizi sedentari a
causa di ernia inguinale congenita. L’entrata in guerra dell’Italia nel 1940
aveva cambiato lo scenario : richiamato
in servizio, dal 17 marzo 1941 al 18
settembre 1941 fu in forza alla 23° Batteria Contraerea di Milano, quindi
trasferito in Sicilia e da lì aviotrasportato a Tripoli il 24 ottobre 1941. Fu
catturato dalle truppe inglesi l’11 maggio 1943 mentre era in forza al 50°
Raggruppamento Milizia Contraerea in
seguito alla resa delle truppe italiane e internato in un campo inglese a
Sukaras, Tunisia prima, e poi a Casablanca in Marocco, sotto il controllo
americano. Il 14 luglio 1943 fu imbarcato per gli Stati Uniti con prima
destinazione il campo di Atterbury in Indiana. Il 9 marzo 1944 altro
trasferimento a Camp Monticello, Arkansas ( Niente a che vedere con Monticello,
Virginia la residenza di Thomas Jefferson),prima di attraversare tutti gli
Stati Uniti e raggiungere via nave le
remote isole Hawai. Internato a Camp Pacific, a Mario Guzzetti fu assegnato
il distintivo rotondo con la dicitura
Prisoner War, matricola SW4368.
Non ho alcuna testimonianza riguardo al suo periodo sotto le
armi che si può comunque collegare a quello di altri commilitoni che hanno
descritto le vicende simili. Gli italiani non riuscirono a contrastare la
macchina da guerra alleata in Africa Settentrionale che anticipò lo sbarco in
Italia.
I prigionieri italiani che collaborarono con gli americani furono
trattati abbastanza bene, almeno rispetto a quelli internati in altri Paesi come
India, Sudafrica e poi anche Germania.
I non collaborazionisti
subirono un trattamento diverso,
spesso discutibile.
In ambedue i casi esiste una grande documentazione che
merita senz’altro una maggior diffusione al di là di quanto narrato e
enfatizzato soprattutto dai prigionieri di Hereford, Texas tra cui gli scrittori Tumiati e Berto e il
pittore Burri.
L’esperienza di Mario Guzzetti non ebbe risonanza ma la
visse la pari degli altri.
La fine delle sue
peripezie cominciò con il viaggio di ritorno a bordo della nave Meteor che salpò il 27 gennaio 1946 da
Honolulu (la guerra in Italia era ufficialmente finita dal 25 aprile 1945)
diretta a Panama dove arrivò il 9 febbraio 1946. L’attraversamento del canale
durò fino alle ore 1000 del 12 febbraio 1946 quando la Meteor con i suoi 1.200
ex-prigionieri salpò per Gibilterra e attraversò lo stretto il 27 febbraio 1946.
Il porto di Napoli accolse le truppe
italiane il 2 marzo 1946. Fu concessa una licenza di 60 giorni al centro
alloggio di Afragola.
Tornato ad Arnate, mentre io nascevo qualche mese dopo, Mario Guzzetti riprese la sua vita svolgendo
mansioni di meccanico e di guardia notturna alla manifattura tessile Maino di
Gallarate.
I pochi indizi che hanno aiutato la ricostruzione sommaria
di alcuni anni della sua vita si aggiungono a quanto narrato da altri. Tuttavia
la mancanza di informazioni sprona spesso a ricercare nelle maglie della storia
e verificare quanto emerge da pochi frammenti, poche pagine di diario, poche
fotografie. Mario Guzzetti non ha
lasciato memoriali, forse ha parlato con la famiglia o forse con gli amici. Mi
spiace non avere avuto l’opportunità di chiedere, ma chissà, a volte le persone
hanno una loro vita, tutta per sé riservata.
Certo, qualche volta, la sera avrà ricordato il mare oceano
nell’immensità di un viaggio non cercato ma portatore di esperienze e
sensazioni. Niente canti di benvenuto Aloha Oe o corone di fiori luau ma come
si sa la traversia di oggi è sempre l’avventura domani.
Mario Guzzetti - Parte di un breve memo con l'itinerario del viaggio di ritorno dalle isole Hawaii - Excerpt from a memo with the itinerary of his return trip from Hawaii. |
Camp Atterbury, Indiana : Prigionieri italiani in adunata di fronte alla cappella da loro costruita. Italian Italian POWs gathered in front of the chapel they built. |